dal 1975 al 1979

Correva l’anno  1975, io e i miei amici avevamo all’incirca 15 anni, e, come tutte le sere, ci ritrovavamo in uno studio fotografico di cui era proprietario il più grande della compagnia. Nelle lunghe serate invernali, l’unico diversivo, oltre al cinema, era dato dagli affollati bar che erano in Piazza del Popolo, una zona del nostro comune di cui nessuno avrebbe immaginato che giunti ai nostri giorni sarebbe rimasta inesorabilmente  disertata dalla maggior parte degli abituali passeggiatori serali. Passavamo le serate a camminare in piazza, o come quella sera  particolarmente fredda della metà di Dicembre, presso lo studio di Franco. Ricordo perfettamente, sebbene siano passati così tanti anni,  la figura inconfondibile di Don Federico Faraca avvolto nell’inseparabile “zimarra”,  che al ritorno dalla  serale Novena Natalizia, ci intravide  attraverso la vetrina e ci fece cenno, ci avvicinammo e ci chiese se eravamo per caso intenzionati a costruire un presepe nella chiesa di San Giuseppe. Noi ci guardammo e senza  nemmeno pensarci un secondo rispondemmo di sì…Tanto, pensammo, anche se mancano quattro giorni a Natale, non sarà molto difficile: quattro tavole, un po’ di chiodi è il gioco e fatto. Pensavamo, in realtà, di dover sbrigare un  piccolo lavoretto con dei piccoli pastorelli di gesso, come quelli della chiesa Parrocchiale nella quale altre volte ci eravamo cimentati nella realizzazione del Presepe. Restammo allibiti, come chi ha trovato chissà quale tesoro, quando aprimmo le porte del grande stipo a muro posto sopra la porta della sagrestia  e vedemmo i pastori che componevano il nostro presepe. Ci sembrarono enormi ed  anche se erano piuttosto malandati, erano veramente belli. Molti anni più tardi avremmo saputo anche la loro storia per bocca del loro stesso autore: Mastro Girlando Politano. Ad ogni buon conto, il giorno dopo ci chiudemmo in chiesa per una intera serata, discutemmo in che modo operare, stabilimmo il posto, prendemmo le necessarie misure e nella stessa serata realizzammo la base superando le prime difficoltà per quanto riguardava il materiale. La simpatica zia Teresa, che era la custode della chiesa, subito si prodigò per far ripulire e rinnovare i vestiti di San Giuseppe e della Madonna  e di alcuni pastori, tarlati dal tempo e dall’incuria, e ci corrispose anche alcune piccole spese. Dopo due giorni il progetto prendeva forma: uno sfondo ceruleo, in una cornice  di piccole colline, intersecate da numerose stradette, popolate dai  caratteristici pastori in costume, tutti diretti con  frettolosa gioia verso la grotta della Natività, che spiccava nel verde delle circostanti pianure, ammantate di neve.  Fu portato a termine tutto per la notte del  24, cosicché dopo la Messa solenne di mezzanotte, celebrata in Parrocchia, potè essere aperto al pubblico. Tanti i complimenti, ma anche rilievi, critiche, talvolta giustificate ed interessanti… Tutti però si trovarono d’accordo nel dire che in appena tre giorni non si poteva pretendere di più…Unico neo, la mancanza di una foto ricordo.

Entusiasmati da quella prima esperienza, l’anno seguente incominciammo i lavori fin dal mese di ottobre, riuniti nella chiesa progettammo e misurammo per una serata intera;  zia Teresa, che  ogni sera ci apriva la porta della chiesa, ci teneva compagnia  fino a tarda ora.I giorni passavano ed i lavori proseguivano. La gente, impaziente, cercava di intrufolarsi durante le operazioni di ingresso dei materiali ma non si permetteva a nessuno di entrare. Nel preparare le montagne, poiché le tavole cominciavano a mancare, cercammo di utilizzare tutti gli spezzoni, ma alcune cadute ci fecero recedere da questa decisione. Per fortuna intervenne zia Teresa, che ci portò a casa sua e ci diede le tavole che aveva nel letto: contenti di questa provvidenza continuammo a lavorare e realizzammo il presepe numero 2 , con incorporato l’altare in una grande grotta sopraelevata da dove il Parroco avrebbe celebrato le SS. Messe vespertine del  giorno di Natale e delle domeniche successive.

Nell’ottobre del 1977 si ricominciò. Lo stesso gruppo per Natale propose  una terza edizionsp; frettolosa gioia verso la grotta della Natività, che spiccava nel verde delle circostanti pianure, ammantate di neve.  Fu portato a termine tutto per la notte del  24, cosicché dopo la Messa solenne di mezzanotte, celebrata in Parrocchia, potè essere aperto al pubblico. Tanti i complimenti, ma anche rilievi, critiche, talvolta giustificate ed interessanti… Tutti però si trovarono d’accordo nel dire che in appena tre giorni non si poteva pretendere di più…Unico neo, la mancanza di una foto ricordo.

Nel 1978 si cominciò in notevole ritardo. Di molto ridimensionato in ampiezza, il presepe venne allestito nei primi giorni di dicembre, adottando gli stessi parametri dell’anno precedente con l’aggiunta di un cielo stellato come sfondo; il parroco compariva da un cunicolo che dava direttamente in sagrestia, la Nascita era posta immediatamente dietro all’Altare.   

Il ’79 il gruppo dei costruttori che ancora non avevano adottato l’appellativo di Amici del Presepe, si trovarono a dover fronteggiare i lavori con un componente in meno, data l’assenza del sottoscritto, impegnato ad adempiere i propri doveri verso la Patria. Per quel Natale, si pensò di ricreare una ambientazione di tipo medio-orientale; infatti, se nei precedenti paesaggi si notava un filone prettamente occidentale, secondo la tradizione, per quel presepe si cambiò totalmente stile. Il centro focale era la stalla, costruita in mezzo ad un deserto di sabbia gialla sulla cui superfice si alternavano alcune oasi di palme verdi.

dal 1980 al 1989

All’inizio degli anni ottanta, anche se l’impostazione di massima resta la solita,  incomincia l’evoluzione verso lavori più curati, alcuni piccoli particolari incominciano ad arricchire la costruzione, i geloni che pendono dalle tegole della capanna e  piccoli  oggetti di uso quotidiano che i pastori tengono nelle mani, il gioco delle luci migliorato da un primo rudimentale automatismo autocostruito che dava l’alternarsi del giorno e della notte, l’apparire del disco lunare in mezzo ad un cielo trapunto di stelle e un piccolo ruscello che scendeva dalle montagne costituivano le caratteristiche della VI edizione.

 Per il 1981 si cambia posizione, anziché il solito posto, cioè l’Altare, il presepe viene collocato sotto la cantoria, immediatamente dietro la porta d’ingresso alla chiesa, dalla quale attraversando un cunicolo entrava all’interno della medesima  trovandosi il presepe alle  spalle. Caratteristica principale: una serie di fili che scendevano dall’alto a cui erano attaccati dei fiocchi di cotone che visti da una certa distanza davano l’impressione della nevicata.

L’ottantadue costruimmo una grande grotta coprendo l’intera area dell’Altare maggiore, all’interno vari cunicoli e piccole grotte dalle quali i vari personaggi venivano in cerca della zona della Natività;  ultimo dei presepi limitati all’area alta della chiesa l’anno successivo si cominciò a sconfinare all’interno della navata.

 Infatti il 1983, la superficie di costruzione venne quasi raddoppiata. Il presepe, oltre a comprendere piccoli ruscelli e fontanelle si sviluppava  su più livelli anziché solo su una grande spianata delimitata da colli e monti più o meno alti. Il lavoro più importante di quell’anno, anche se alla maggior parte dei più sarà passato inosservato, fu il restauro di tutte le statuine che venivano spogliate, smontate incollate nelle varie parti, quindi decorate di nuovo, ed infine si rivestivano dei loro indumenti che nel frattempo erano stati lavati e rattoppati.

Fu, questo,  l’ultimo dei presepi da cui il parroco celebrò Messa nelle sere festive.

Nel 1984 incominciò  l’era dei grandi presepi. Sfruttando quasi l’intera superficie della chiesa, i personaggi cominciarono ad essere collocati   non più nell’affannosa ricerca della Natività, ma intenti ognuno ai propri mestieri quotidiani. Si utilizzò per la prima volta il cemento per la costruzione di muretti in pietra e si costruì un meccanismo, mosso da un motore recuperato da una lavatrice che permetteva il movimento di alcuni pastori posti all’interno di una caverna. Per quel Natale,  oltre alla emissione di una cartolina, organizzammo  l’esposizione di alcune  statuine  ottocentesche che costituivano il vecchio presepe di San Giuseppe,  riscuotendo anche per quella manifestazione un discreto successo.

Il 1985, anno che segnava la conclusione del primo decennio di attività, ci vide impegnati nella realizzazione di un presepe a tema, poiché  la costruzione venne eseguita, ed i personaggi posti, seguendo un  motivo conduttore datoci da una poesia: la Ballata dei Pastori, di Antonio Scanga.I personaggi descritti nelle strofe, intenti alle loro faccende, venivano raffigurati nelle varie scene del presepe. Venne realizzata la ricostruzione in miniatura di una parte del nostro paese, la stalla della Nativita trovò collocazione nella sagrestia  ed il visitatore da quell’anno in poi si trovò immerso all’interno del paesaggio, infatti, se prima chi veniva a visitare il presepe, da un unico punto di vista poteva contemplare l’insieme, da quell’anno in poi il presepe si presentava mano a mano che si proseguiva nel percorso. L’interessamento della stampa e della televisione, che trasmise nel corso del tg regionale un servizio a noi dedicato, incominciarono a favorire l’afflusso dei cosiddetti turisti del Natale, delle persone che in occasioni di tali festività girano per tutta la Calabria a visitare i presepi allestiti nei vari paesi, aggiungendo anche il nostro comune nei loro percorsi abituali.

Nell’edizione dell’86 si adottò lo stesso sistema dell’anno precedente, si collocarono i personaggi intenti ai loro mestieri nelle botteghe artigiane ricostruite e poste ancora all’interno di piccole grotte e in piccole casette di legno. Vennero effettuate le riprese da parte della rete televisiva Telespazio Calabria, che le irradiò a più riprese nelle serate natalizie.

In tale occasione, Mastro Girlando Politano ci raccontò la storia dei sui “Pastori”.

“Mi  vennero commissionati nel 1928  dal Parroco Don  Giovanni Posteraro, il quale mi diede una Bibbia illustrata, da tale libro ricavai i volti e le fattezze dei personaggi, tranne che per una anziana donna  che abitava in una casa di fronte alla chiesa; sono stati fatti a più riprese ed impiegai circa tre anni, poiché mi accingevo nell’esecuzione quando si avvicinava il periodo natalizio”. La madama Vozza li vestì con gli abiti del primo novecento. Furono costruiti con la creta di Margi (Contrada di Lago. N.d.A.), le mani ed i piedi sono di legno intagliato e sono attaccati al corpo anch’esso di legno con del filo di ferro.

Il compenso per la grande opera che Mastro Girlando ha lasciato al suo paese fu di qualche piatto di fagioli o altri legumi che il parroco faceva cucinare nella sua casa e che poi veniva consumato nella sagrestia…

Per sfruttare a fondo la pur vasta superficie offertaci dalla nostra chiesa, ci inventammo, nell’87, una grandissima grotta posizionata su due livelli ed intersecata da numerosi  cunicoli e grottarelle che erano poi,  la stanza da letto o la cucina oppure  il posto di lavoro del vasaio, dell’arrotino e dello scrivano pubblico. Il visitatore saliva per una scaletta al piano superiore, ed osservava gli ambienti ricreati a destra e a sinistra della passerella su cui procedeva, poi, una volta ridisceso per un’altra scaletta, in prossimità della balaustra  dell’altare si trovava di fronte un’ampia apertura con una ambientazione campestre, su cui, con vari stratagemmi e giochi opportuni di luci ed ombre, si vedeva scendere dal cielo realmente la pioggia accompagnata  dai tuoni e fulmini che fecero grande impressione specialmente tra i tanti bambini che, spaventati, non volevano mettere più piede in chiesa. Proseguendo, al piano terra, altra sequenza di grotte  e vierelle sotterranee che conducevano infine verso la “Grotta” vera e propria e, quindi, verso l’uscita. Grosso afflusso di pubblico dai paesi del circondario e affermazione definitiva in campo regionale del nostro paese riguardo alle realizzazioni presepistiche. Il locale Circolo Amici della Terza Età si preoccupò di dare alle stampe un opuscolo contenente tutte le foto del presepe dal titolo “Arte natalizia e tradizioni popolari a Lago” che venne spedito anche ai nostri emigrati sparsi per il mondo.

Nel 1988 ci venne in mente di effettuare l’intera costruzione: le case, i muri ecc. in pietra! Costruimmo un paesino immaginario interamente in pietra e cemento. Per l’occasione realizzammo alcuni semplici utensili che  dal   normale polistirolo espanso ci permettevano di ricavare i “ ceramili” per i tetti delle abitazioni. Le casupole erano rischiarate da lucerne  all’ interno, che si poteva intravedere da finestre e balconi aperti. “Scene familiari, attività varie e mestieri, caratteristiche peculiari messe in risalto da personaggi statici, giustapposti dentro e fuori….” così scriveva in un articolo pubblicato su “L’UNIONE ”   il Prof. Franco De Pascale “Il presepe di San Giuseppe, che pure ogni anno cambia argomentazioni e temi, resta sempre attestato attorno agli spaccati della civiltà contadina. Al centro di questa, gli eventi immutabili, l’avvicendarsi delle stagioni, il lavoro nei campi, lo scorrere lento dei fatti quotidiani ed infine il mistero della Natività.”

Grandissimo afflusso di pubblico, anche da fuori Regione, che sfiorò in quell’occasione le 15.000 presenze, incentivate dal bel tempo del periodo e dal consueto passaggio televisivo nella rete regionale della Rai e del già citato Telespazio Calabria.

Nell’ 89 dovemmo spostarci in un’altra chiesa per motivi di forza maggiore. Quindi, altra chiesa altro presepe, più piccolo del solito a causa delle ridotte dimensioni   della medesima, ma sempre curato nei particolari. Oltre alle casupole fatte in pietra scheggiata utilizzammo altri materiali per la costruzione delle stesse quali il polistirolo e masonite intonacata con la calce.

dal 1990 al 1999

Dal 1990 ad oggi è storia recente. Al rientro nella nostra sede naturale si continua con la costruzione di borghi e botteghe fino al 1995, ad eccezione  del 91;  per la XVII edizione, infatti,  ci cimentammo in una ricostruzione storica, ambientando   il presepe  in una Palestina dominata dai romani  e dividendolo in tre parti principali, all’entrata palazzi patrizi con il pretorio sede del potere di Roma,  personaggi completamente rifatti nei costumi,  con toghe e corazze romane in una zona delimitata da mura e archi in mattoni;  nella seconda parte  le case in stile palestinese, i pastori  vestiti delle classiche vesti ebraiche,  un popolo  di vinti assoggettati all’impero, ma pur tuttavia ancora dei privilegiati rispetto a coloro che popolavano l’ultimo   tratto del presepe, posto ancora fuori le mura della città, il Bambino è nato fra la povera gente, fra quelli che sono ultimi fra  gli  uomini, ma che poi sono quelli che Egli ama.

Nella XVIII edizione ci piace ricordare tra i vari soggetti rappresentati, due segantini intenti al loro duro lavoro con la “Trainella”, una sorta di grande sega a telaio che serviva per sezionare grossi tronchi e ricavarne le tavole da usare in falegnameria, ed un grande lago, su cui da una barca un pescatore gettava le sue reti.

Dal novantacinque, sfruttando la ventennale esperienza,  abbandonammo le creazioni di pura fantasia ed iniziammo a riprodurre alcune “rughe” (rioni)   del nostro paese. La caratteristica principale delle ricostruzioni è quella di proporre al visitatore zone del nostro centro storico, viste attraverso gli occhi della mente, ricreandole così com’erano alcuni anni addietro, avvalendoci del contributo di vecchie foto o dei ricordi personali.  La prima zona  ad essere interessata fu il tratto iniziale di una delle vie principali del nostro paese, Corso Cesare Battisti, denominata in  dialetto “supra i  Catojia”, vista dalla via che costeggia  l’abside della  nostra chiesa.

La “ Ruga e Ciocia”, meglio conosciuta come Piazzetta Pasquale Barone, con dietro la torre campanaria della chiesa dell’Annunziata venne posizionata nello spazio dell’altare maggiore, e la “ruga e Pappardu” (Vico Scaramelli)  nell’interno della Cappella. Nello spazio della navata il presepe di tipo tradizionale con la stalla e l’ambientazione campestre.

Nel ’97, poiché cadeva il primo centenario della pavimentazione del sagrato, venne la volta   di immortalare la piazzetta  antistante la chiesa, veduta così come si presenta uscendo dalla stessa con le  case che fanno da cornice alla chiesa di San Giuseppe. Per ricordare i cento anni  dall’avvenimento alcuni personaggi furono collocati nell’atto di posare le ultime pietre dell’acciottolato. Nello stesso anno, all’interno della cappella si poteva ammirare la “ruga e Ciccazzu” (Via Arte Sacra) vista dalla zona della “Timpa di Sali”.

Il 1998,   coloro che hanno avuto occasione di visitare il presepe, ricorderanno la vecchia “Via delle Viti”- ora via San Giuseppe- ripresa così come si presenta a chi scende dalla “Scava da Cumuna” con a destra l’abitazione e la sottostante vecchia bottega da falegname di “Mastru Rahele du Marroccu”, A seguire le altre abitazioni che costeggiano la viuzza che sbocca sulla piazzetta della chiesa . Di fronte, a sinistra, quasi al centro della navata, la stalla della Natività e più indietro si sviluppava il resto  del presepe che culminava con l’insieme dei caseggiati che sorgono dietro l’attuale ufficio postale e la benzina; sulla destra in basso, la baracca adibita a forgia di “Mastru Ninnu”, e subito dietro la cantina del vinaio di cui alcuni anziani ricordano le solenni alzate di gomito dei tempi andati.

Nella cappella trovava posto un mulino ad acqua, un tempo molto numerosi a Laghitello (paesetto limitrofo a Lago, ora diroccato), la cui macina girava sospinta dalla forza dell’acqua.

1999- In quest’ultimo nostro lavoro abbiamo realizzato la “Ruga e Gattu” (Salita Emanuele Coscarella) e “ u Hundacu”  (Fondaco Isonzo.)

Nella parte centrale della chiesa una casa di campagna con il piccolo orticello coltivato e la  “Cibbia”(vasca per lavare i panni ed utilizzata come riserva d’acqua per l’irrigazione), dentro, al pianterreno, la cucina  con la tavola apparecchiata ed il contadino che si appresta al desinare. Al piano superiore l’unica camera da letto che serviva per tutta la numerosa famiglia, dietro la casa il classico gabinetto  in una piccola baracca di legno. La capanna, come consuetudine,  è stata ricavata in un angolo, alla fine del percorso che il visitatore ha compiuto all’interno del presepe. 

Siamo così arrivati alla fine del nostro viaggio attraverso il tempo, quello di quest’anno è per noi un evento particolare; sono trascorsi   25 anni, densi di avvenimenti  e di ricordi, con tanta gioia  e tante amarezze…, persone care che non sono più a condividere con noi i nostri sentimenti. A loro abbiamo dedicato e dedichiamo il nostro lavoro.

Tra le pareti di questa nostra chiesa siamo cresciuti Da ragazzi siamo diventati adulti e padri di famiglia, è rimasta, però, sempre la stessa  voglia di fare che ci spinse in quel lontano dicembre del 75 ad intraprendere questa impresa.

Molte sono state le persone che nell’arco di questi anni si sono cimentate nella realizzazione delle costruzioni e che ci hanno sostenuto moralmente; a tutti e ad  ognuno un sentito ringraziamento, così come doverosamente ringraziamo, per la disponibilità dimostrata, le varie Amministrazioni Comunali che si sono succedute  e gli innumerevoli visitatori, di Lago e fuori, che ogni anno ci hanno voluto onorare della loro presenza e del loro fattivo contributo, i commercianti e le famiglie del  circondario della chiesa di  San Giuseppe per la pazienza e la comprensione che hanno avuto nei riguardi del nostro gruppo.

Da parte mia, consentitemi, un particolare ringraziamento a mio padre, che da piccolo guardavo, mentre nei giorni precedenti il Natale nella nostra casa si dedicava – come si dedica tuttora –  a costruire il Presepe;  fu lui ad insegnarmi con il suo esempio, l’amore e la passione per questa bellissima tradizione.

 Nicola Scanga   

Da “IN CAMMINO” Bollettino della Parrocchia di San Nicola da Bari – Lago (Cs)

Anno II N° 6 Febbraio 2000     

dal 2000 al 2006

Per il presepe del nuovo millennio e stata realizzata la scalinata che dipartendosi da corso Cesare Battisti porta sulla sovrastante via Trento. Le abitazioni sono state, com’è nostra consuetudine, ricostruite come apparivano qualche anno fa.

A destra  il caseggiato di proprietà della Fam. Coscarella; in alto la casa  di “Peppe e Pateternu” che costeggia via Trento. Nel magazzino della casa a sinistra, ora abitata dalla famiglia Fois, venne costruito sul finire degli anni ’20 il pregevole Lampadario in ferro battuto e ritorto che illumina la parte absidale della chiesa,  dal proprietario dell’epoca il sig. Palermo Angelo, valente artigiano del ferro battuto.

Anticamente il posto era denominato “A porta du jume” (La porta del fiume) poiché l’attuale via  Trento, che si collega più in là con “U Viale”  e tramite questa con la “Via delle Pucchjie”, era lo sbocco sul fiume Acero e quindi su Laghitello  con i suoi numerosi mulini.

Nel 2001, abbandoniamo il pesante cartongesso per utilizzare a tutto campo il più versatile e leggero polistirolo espanso, con il quale negli anni passati avevamo anche realizzato piccole lavorazioni e utili accessori come i ceramili (coppi) che coprono le nostre costruzioni.

Utilizzando una intelaiatura di listelli e dei pannelli  di 4 cm  di spessore per 50x 100 di dimensioni ed incollandoli con la colla a caldo prepariamo le nostre case.Poi passiamo a scolpire la superficie dando il senso della muratura in pietra a secco utilizzando dei comuni saldatori a stagno con le punte opportunamente sagomate. Applichiamo  una miscela di pittura e stucco per chiudere i pori del polistirolo e poi si colora il tutto applicando varie sfumature di colore  e ricavare, aiutati anche dalle luci la pietra verde e nera delle nostre zone.

Il presepe di  questo natale è caratterizzato  da un ponte soprelevato  a cui si accede mediante una gradinata e che  sorpassa un fiumiciattolo che dipartendosi di fianco  alla natività posta nel coro  prosegue  per tutta la lunghezza della navata.

A causa di forza maggiore, poiché dall’inizio del nuovo secolo la manodopera si riduce a sole tre unità ci limitiamo alla  realizzazione di  presepi con panorami  di fantasia per tutto il primo quinquennio del  2000 l’impostazione e la solita, con villaggi di campagna

Le abitazioni, come è nostra abitudine, sono  state rese cosi come si presentavano verso la metà del secolo trascorso di tipico richiamo contadino addossate le une alle altre e molto piccole in dimensione, fedeli al vecchio detto che vedeva la ricchezza e l’agiatezza non nella propria abitazione ma bensì nella maggior quantità di tomolate (tumminate) di terreno possedute. 

“Terra quantu vidi e casa quantu trasi” Possedere tanta terra quanta riesci a coglierne con lo sguardo e casa appena sufficiente per le necessità di vita:  mangiare e dormire.

Anche per  il 2002  ci atteniamo al filone degli  ultimi due anni con un villaggio in pietra  grezza che si inerpica dalla navata fino a sopra la cantoria case e casette, vita di povera gente intenta alle proprie faccende di ogni giorno. Sull’altare un  magazzino  con due  personaggi intenti alla pigiatura dell’uva, la vecchia che fila la lana persone che si recano  al proprio lavoro.

L’anno successivo, il 2003 realizziamo  un lungo ponte con una serie di archi che divide in due la navata della chiesa. In uno di questi archi  è la natività,  in quello successivo, che funge da portale i visitatori transitano da una parte all’altra in modo di cogliere la visuale da più punti. Nella cappella una piazzetta nella cui abitazione in primo piano si intravede la filatrice intenta alla tessitura al telaio.

Per il Natale del 2004, purtroppo, come accadde nella notte Santa del settimo anno del regno di Augusto Cesare, la Santa Famiglia non riesce trovare  ospitalità nella nostra comunità. Non voglio  divagare ne dilungarmi con il cercare o addossare colpe e responsabilità del triste fatto.

Per quanto riguarda  gli “ Amici”, l’anno successivo, animati  dallo spirito  di sempre e avuta riconosciuta la dignità dal nuovo Vescovo di Cosenza, Mons. Salvatore Nunnari, hanno ripreso i lavori  da dove erano stati costretti a interrompere , riportando di nuovo a Lago migliaia di persone appassionate  a poter ancora ammirare la realizzazione  numero 30 che non ha deluso le aspettative di quanti, da anni  considerano  Lago una meta preferenziale del turismo natalizio.                                                                                  

Si ricomincia nel 2005….                                

Il Quotidiano Del 23/11/2005 Monsignor Nunnari ha sbloccato una situazione di grande imbarazzo per tutti i fedeli 

Presepe: continua la tradizione di Lago LAGO- Nei giorni scorsi Papa Benedetto XVI,durante l’Angelus in piazza San Pietro, ha ricordato come il presepe è da sempre un modo semplice per “contemplare il mistero  dell’amore di Dio” e “l’umiltà e la bontà misericordiosa di Cristo” e capire cosi “il segreto del vero Natale”.

Sarà stata una considerazione come questa, una presa di coscienza mossa da un cosi nobile ideale cristiano, a far si che l’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Monsignor Salvatore Nunnari, prendesse a cuore la storia del presepe di Lago  a trent’anni dalla sua nascita. Una storia ricca di soddisfazioni; di successi che hanno avuto negli anni una eco a livello nazionale e internazionale. Una storia, però, che lo scorso anno, per via di una serie problemi logistici, era stata interrotta bruscamente, lasciando senza un sostanziale punto di riferimento non solo il paese, ma tutta la comunità di fedeli che avevano  preso a cuore quell’appuntamento cosi coinvolgente e penetrante.

Niente più presepe dunque. Con buona pace di tutti e con la paura di dover perdere per sempre una tradizione  consolidata e una bella fetta della propria identità.L’intervento di Monsignor Nunnari, nei mesi scorsi, ha contribuito  a risolvere un empasse che stava diventando imbarazzante, viste le attese degli appassionati e le richieste dei fedeli che si sentivano privati.Le sollecitazioni dell’arcivescovo a riprendere con forza questa tradizione hanno riconosciuto la giusta dignità agli “Amici del Presepe di San Giuseppe”( il gruppo di persone che si occupa ogni anno della realizzazione del presepe): artigiani locali, insieme a diversi giovani del luogo, hanno cosi potuto restituire il sorriso ai propri  cittadini e a chi ama, in assoluto, la tradizione presepistica. Quest’anno, dunque, Lago riavrà (e così potrà donare al mondo intero) il  suo presepe, definito come vera e propria opera d’arte, che si estende per oltre 200 metri quadrati nella storica chiesa di san Giuseppe. A detta degli organizzatori, ci si e voluti  superare nella fedeltà delle ricostruzioni e nella definizione dei paesaggi. Naturalmente la chiesa di San Giuseppe aprirà le sue porte ai fedeli la notte  tra il 24 e il 25. Sarà possibile visitare il presepe fino all’8 gennaio e poi ogni domenica fino al 2 febbraio, quando chiuderà i battenti, dando appuntamento all’anno successivo. Perché un Presepe è per sempre. 

Fausto Nardi

Per il 2006 La zona di Lago che abbiamo voluto  proporre è situata a monte dell’abitato del paese, tant’é che in gergo viene chiamata “Supra a Terra”, si tratta della piazzetta attualmente denominata Largo D’Annunzio, più anticamente e in dialetto locale  “U  Vargu e Sch-anga” per la presenza dell’omonimo palazzo appartenuto a tale famiglia e in cui  hanno trovato alloggio negli anni passati la scuola elementare, il sempre compianto Parroco Don Federico Faraca, prima della realizzazione dell’edificio Parrocchiale e quindi la Caserma dei Carabinieri.

Nella ricostruzione, per mancanza di spazio, si intravede solo metà di tale edificio (colorato in rosa  a sinistra) adesso di proprietà di un’altra famiglia Scanga.Le abitazioni, come è nostra abitudine, sono  state rese cosi come si presentavano verso la metà del secolo trascorso.

Il resto del presepe, che quest’anno  raggiunge la sua 32 a Edizione,  presenta un paese di montagna come c’e ne sono tanti nella nostra regione, con abitazioni  di tipico richiamo contadino addossate le une alle altre e molto piccole in dimensione, fedeli al vecchio detto che vedeva la ricchezza e l’agiatezza non nella propria abitazione ma bensì nella maggior quantità di tomolate (tumminate) di terreno possedute. 

“Terra quantu vidie casa quantu trasi”  Possedere tanta terra quanta riesci a coglierne con lo sguardo e casa appena sufficiente per le necessità di vita:  mangiare e dormire

Ci accingevamo a terminare  i lavori  per  questa edizione 2006, nella sera   della vigilia dell’Immacolata, ci siamo resi  conto, purtroppo,  del furto  del  Bambinello perpetrato sicuramente nel corso  dell’estate precedente.

Il giorno seguente, naturalmente,  abbiamo   sporto denuncia  presso la locale  Caserma dei Carabinieri,  ed il comandante, come anche  il resto  dei  militari  si sono subito attivati  diramando  la  copia della denuncia corredata di foto e   di  una dettagliata descrizione al T.P.C. di Cosenza.

Nonostante qualche anima nera  sperasse  in  un inesistente “segno”  del cielo, foriero  di   castighi per chi sa  quali peccati commessi,  dopo  qualche giorno (il 12 dicembre),  dai Carabinieri   avemmo la comunicazione  del ritrovamento del nostro  Gesù Bambino, avvenuto  nei pressi di Catania   dal Comando Carabinieri di Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza. 

Dopo  qualche giorno, assieme al  Maresciallo Comandante la nostra  Stazione CC ci siamo  recati a Cosenza per il dissequestro e la consegna  del Bambinello…. 

A  distanza di mesi  dal sacrilego furto nella sagrestia e nella immediatezza del Natale il Santo Bambino ha operato un piccolo miracolo, siamo sicuri che  ha guidato e collaborato con i Carabinieri per farsi ritrovare e per essere riportato nella sua casa  giusto in tempo per  essere posto nella sua mangiatoia Certamente è stato – questo  si –  un Segno del  Cielo

GLI AMICI DEL PRESEPE e tutta la comunità ringraziano  per la sensibilità e la solerzia i Carabinieri della locale Caserma, ovviamente un altrettanto sentito ringraziamento va  al Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Cosenza per la  tempestività e la professionalità dimostrata. Nicola Scanga